Il volto di Carrara nell’Ottocento. 1° Il giardino di piazza d’Armi

di Daniele Canali

La ricerca storica è una disciplina non facile. Deve essere condotta con metodo e con mestiere. Quel “mestiere di storico” richiamato da Marc Bloch più di settanta anni or sono e che non sempre viene apprezzato nella sua interezza. Io, per esempio, non mi sognerei mai di fare il commercialista: questo non significa che non possa tenere una contabilità non complessa. Il preambolo per dire che tutti i contributi alla conoscenza del passato sono utili, necessario è però il metodo che indagando apre nuovi spazi di indagine e di riflessione.

Mi è capitato, proprio in occasione di una recente ed avvincente ricerca, di imbattermi in alcuni documenti che hanno attirato la mia curiosità. L’analisi di questi documenti mi ha aperto scenari inediti o quantomeno dimenticati. Il nostro rapporto con la gerarchia del sapere può essere verticale, ossia tutto stretto in categorie sovrapposte sulla base di una priorità concettuale, oppure essere orizzontale, ovvero concatenarsi sulla base di serie spaziali che debbono essere composte e ricostruite e quindi richiedono di padroneggiare una vastissima gamma di informazioni: il modello del web, di internet, per intenderci; il modello in cui per non perdersi , bisogna possedere una forte catena di tipo logico.

Credo onestamente che a fronte di una massa imponente di dati disponibili e di mezzi straordinari la ricerca storica sul nostro territorio, sia ancora limitata a categorie desuete. Appropriarsi della storia è costruire un’identità, una ricerca inefficace produce stereotipi e gli stereotipi vanno bene per i turisti distratti e frettolosi. Proviamo ora ad immaginare gli spazi urbani fuori da consuetudini e stereotipi. La storia che vi voglio raccontare è una storia di giardini, si, di quello spazio concettuale e inesistente in natura che è la “riproduzione artefatta”, “ideologica” e “sintetica” della natura stessa.

Leandro Caselli, ingegnere comunale in città da poco più di un anno, il primo maggio 1885 – anno determinante e risolutivo e per i futuri assetti urbanistici di Carrara, presenta una complessiva “sistemazione del Piano Stradale in Città” in cui vede la luce anche il progetto per Piazza Risorgimento (già piazza d’Armi e già Pellegrino Rossi). Nella sua relazione alla Giunta Comunale “la sistemazione della Piazza d’Armi è opera di qualche urgenza per l’importanza della piazza stessa e dei fabbricati contigui, quali le scuole femminili e le progettate scuole maschili, l’erigenda caserma dei Carabinieri ed il palazzo dell’Accademia.” Due mesi dopo, il 4 luglio 1885 viene affisso l’avviso d’asta ” per l’appalto delle opere e provviste occorrenti alla sistemazione della Piazza d’Armi e della via laterale fra lo Stradone di S. Francesco e la Levatella, (ora via Eugenio Chiesa ndr) da compiersi nel termine di mesi otto”. Le opere urgenti per la sistemazione della piazza, sono si appaltate nel 1885 ma non ancora concluse due anni dopo.

Ancora Leandro Caselli presenta il 26 luglio 1887 una relazione di progetto con relativo preventivo di spesa per il completamento delle opere. Si legge nella relazione: “Questa Piazza si può destinare a luogo di ritrovo e di passeggio sistemandola ad imitazione dei piccoli parchi di Parigi e delle altre città, con uno scomparto appropriato di aiuole, di macchie d’alberi di variato aspetto e di filari d’alberi, sotto cui possa riuscire gradevole il passeggio nelle ore bruciate della calda stagione”.

Ricordate i nostri vecchi che dicevano Carrara essere “un cantunzin d’Parigi“? Siccome le cose “raffazzonate” non soddisfacevano i “carrarini” dell’epoca venne consultato il prof. Cav. Giuseppe Roda di Torino il quale, secondo Caselli sosteneva che : “E’ opinione di questo Specialista che si possa dare aspetto alla piazza in forma di parco con leggere ondulazioni del terreno nella aiuola principale, con macchie d’alberi mantenendo le migliori visuali che dalla piazza stessa si hanno verso i circostanti fabbricati e verso i monti; servono a mascherare coll’arte che tutto fa e nulla scopre le circostanti case di poco buona apparenza”. Queste case saranno poi abbattute per fare posto allo splendido muro di marmo del Battaglino, tutto lavorato a piccone. Del Roda ho trovato quindi il capitolato di gara e la descrizione del giardino e delle essenze arboree che, dopo 124 anni fanno ancora bella mostra di se. Ma ho anche trovato che questo progetto ha un illustre fratello minore: ä il giardino di S.Andrea al Quirinale, che il Roda progetta quando ä quasi ultimato quello di Carrara e realizza l’anno successivo, nel 1888, un anno dopo il nostro. Sentite la descrizione del giardino al Quirinale pubblicata sul sito di Roma Capitale “ Nel 1887 furono affidati a Giuseppe Roda, giardiniere reale, i lavori per la realizzazione di un giardino. Roda progettï un parterre ellissoide centrale, circondato da viali curvilinei ed altre aiuole minori, alberi d’alto fusto, un pergolato con rose (oggi non più visibile) e una fontana rustica…” Forse ä giunto il tempo che del nostro passato se ne sappia qualcosa di più. Che si stia chiudendo l’epoca degli album di figurine e ci si accorga dell’importanza della ricerca? Al prossimo giardino.